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IL CASO BIANCHI / Nicola Lombardo, testimone di quella decisione, condanna il comportamento del sindaco
La decisione di intitolare un locale di villa Visconti d’Aragona a Giovanni Bianchi ha avuto una origine ben precisa. “Inizieremo sabato 10 marzo 2018 a raccogliere le firme per intitolare una delle vie della nostra città all’onorevole Giovanni Bianchi”. Lo disse Paolo Vino, segretario dei Giovani Sestesi: l’idea era nata durante la serata dal titolo “L’eredità di Giovanni Bianchi”, organizzata in una sala gremita di Villa De Ponti lo scorso 25 gennaio 2018. Successivamente era stato chiesto di dedicare a Bianchi la sala degli Affreschi della villa dove si tengono le cerimonie. Invece…
Tra i primi a prendere posizione sulla vicenda c’è Nicola Lombardo, che in quelle sedute in cui si decise il tutto era sui banchi del consiglio comunale. Lombardo, dopo avere ricordato che la mozione presentata da Paolo Vino il 29 novembre del 2019; discussa ed approvata in aula il 10 dicembre del 2020, relativa alla richiesta di intitolazione della “Sala Affreschi” di villa Visconti d’Aragona a Giovanni Bianchi e votata a maggioranza dal consiglio, scrive: “Trovo quantomeno “singolare”, se non del tutto difforme alle più elementari norme del diritto amministrativo, che, quasi tre anni dopo, oltre tutto con un atto di un organo diverso, quello della Giunta comunale, il sindaco decida di revocare “de facto” il precedente atto, ignorandolo; scelga di cambiare la “sala” optando per quella minore, di servizio, spesso usata per l’alloggio dei cappotti, delle sedie o per i buffet, rispetto quella degli “Affreschi” dove l’On. Giovanni Bianchi ha tenuto molte delle sue memorabili conferenze, come una delle ultime fatta proprio con me in occasione della presentazione del libro di Umberto Ambrosoli, poco prima dell’aggravarsi della malattia che se lo è portato via troppo presto“.
Scrive ancora Lombardo: “Oltre alla “beffa”, quindi, il Sindaco si arroga, infine, anche la paternità dell’atto che, pertanto, più che una celebrazione sembra una “diminutio mascherata”, in totale disprezzo per il Consiglio comunale nel suo insieme che aveva scelto e condiviso la proposta della intitolazione della “Sala Affreschi” e anche per quella maggioranza che allora lo sosteneva che, unanimemente, aveva approvato la proposta dei “Giovani Sestesi”. Quanto al rispetto verso il proponente della mozione approvata ovviamente da anni vige la regola dell’antica Roma: “nessuna pietà per i vinti” …. Forse “tutti quanti noi” abbiamo la memoria corta ma per fortuna gli albi pretori, gli archivi degli atti e la rete ancora conservano tutto ….”.
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