Di
Stefano, sindaco senza Cuore
Se non venisse
scambiata per una battuta politica, si potrebbe tranquillamente dire che il
sindaco Di Stefano non ha “Sesto nel Cuore”.
Mentre la sua
maggioranza perde i pezzi (Sesto nel Cuore è da poco fuggita spendendo parole
pesantissime nei suoi confronti), il nostro sindaco dei Selfie ne ha combinata
ancora una delle sue: ha messo all'asta la prima casa delle associazioni di via
Giardini a Sesto San Giovanni (senza nemmeno prendersi la briga di avvertire i
locatari) e promettendo di lasciare in strada sodalizi storici come Avis, Aned
Auser, Freecamera, Cai, VentimilaLeghe, Maestri del Lavoro, Mutilati e
Invalidi.
Di Stefano continua da
mesi a far politica incontrando costruttori e immobiliaristi senza spiegare al
consiglio comunale e alla città quale futuro attende Sesto San Giovanni, ma non
esita a umiliare e devastare quel tessuto sociale che fino ad oggi ha garantito
alla nostra città uno sviluppo democratico e aperto alle diversità.
I modi e le scelte
sono rivolte ad annientare l'identità e la cultura di una comunità che ha fatto
dell'inclusione e della democrazia la sua storia.
Dopo aver messo in
ginocchio la città senza una politica di sviluppo economico e industriale, dopo
aver fallito nella gestione dell'igiene urbana, il SINDACO SENZA CUORE se la
prende con il tessuto sociale: una decina di giorni fa ha fatto approvare un
regolamento che limita l'uso degli impianti alle società sportive di base; si
appresta a sfrattare il Geas atletica dal centro sportivo Dordoni; mentre
dall'altra parte sta per “regalare” la piscina comunale Carmen Longo a un
gruppo di imprenditori che la trasformeranno in una piscina per ricchi.
Ora, si vocifera, che
sfratterà anche la comunità islamica dall'area del Restellone, senza
comprendere che con gli sgomberi non si risolvono le questioni religiose né
quelle della povertà.
Di Stefano è capace
solamente di nascondere i problemi sotto lo zerbino. Ma completamente incapace
di risolverli in modo costruttivo.
Se n'è accorto anche
Giampaolo Caponi, l'ex vicesindaco che a un anno dalla sua uscita dalla giunta
ha trovato il coraggio e la forza di rinnegare chi aveva preso a calci i suoi
valori. A Giampaolo va l'onore delle armi per aver avuto il coraggio di
ammettere quanto distante sia la politica di Di Stefano dai sui ideali. Peccato
che in campagna elettorale si fosse attorniato di personaggi ambiziosi.
A proposito,
complimenti a Marco Lanzoni che ha conquistato un posticino di assessore alle
“varie ed eventuali”, passando su quei valori (per primo l'amicizia verso
Caponi e poi il sostegno all'associazionismo) che sbandierava in campagna
elettorale. Un appunto a Lanzoni: fare l'assessore non significa farsi i selfie
tutti i giorni per far vedere che a Sesto qualcosa si muove. Quello è un lavoro
di addetto stampa.
Lei dovrebbe trovare
una sede alle associazioni sfrattate, far si che le strade siano pulite e gli
alberi tagliati, che i servizi sociali funzionino e le famiglie con bambini
(anche quelle straniere) abbiano un tetto dignitosi. Lei dovrebbe risolvere i
tanti problemi di Sesto, magari senza vantarsene su facebook.
Dinanzi ai ripetuti
attacchi del sindaco al valore delle Istituzioni e alla storia di Sesto San
Giovanni, non si può continuare a far finta di nulla. Chiedo a Giampaolo e a
chi come lui crede che Sesto abbia valori e storia da rispettare, di trovare la
forza di opporsi con tutti i mezzi, anche con una iniziativa pubblica unitaria,
che metta fine a questa deriva populista e disumana.
Lista Civica
Giovani Sestesi